Croissant sfogliati semplici e indolori…50 sfoglie di MTC!

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Croissant. Non è celestiale già la parola? Così elegante, così lieve. Così francese. E quindi chic, per definizione.

Le croissant. Come suona bene. Una parola che sembra imitare il suono della sfoglia che si frantuma sotto i denti, seguito dall’espandersi dell’aroma del burro nel palato. Crois-sant. Aaaah.

Oggi sono così estetizzante perché sono di buonumore, e sono di buonumore perché i croissant sono venuti bene, lo so. Ma in realtà questo post avrebbe potuto essere una sequela di imprecazioni. O non esistere affatto, se non fossi riuscita nell’intento. E invece no. Perché l’MTC propone sempre sfide apparentemente al di là delle nostre forze, ma dà anche gli strumenti per riuscire. E per spostare un po’ oltre l’asticella dei nostri limiti.
Perciò, mesdames et messieurs…voilà le croissant!

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Poche volte sono stata così soddisfatta, lo ammetto. Soprattutto perché il fallimento mi sembrava inevitabile. Tutte queste pieghe, e giri, e attese. E, soprattutto, la lievitazione. Invece, grazie alle indicazioni accurate di Luisa Jane, tutto è andato bene. Nel suo blog troverete tutte le precisazioni per una perfetta riuscita. In realtà, la sfogliatura del mio croissant poteva sicuramente essere migliore e forse sarebbe stato meglio farli cuocere un minuto in più, ma sono contenta del risultato finale.

Mentre guardavo i miei croissant (miei! croissant!) crescere e colorirsi nel forno, di pari passo al diffondersi del profumo di burro, mi sembrava di assistere ad una magia. Col naso schiacciato contro il vetro ero entusiasta come una bambina davanti ad un gioco nuovo e fantastico.
Mi sono innamorata del loro profumo, di quel colore dorato, delle mille sfoglie che si intravedono sotto ad ogni piega, come un ricamo impalpabile e delicato. Del loro aspetto invitante, languido e malizioso, tanto che quando li fotografavo mi sembrava di avere davanti la più splendida delle modelle. E del loro sapore non troppo dolce, burroso senza essere stucchevole. Di quel burro buono, che sa di panna e che miracolosamente sono riuscita a digerire…che meraviglia!
Ancora una volta, grazie MTC per questo regalo!

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Orbene, la ricetta è meno complicata di quello che sembra. Basta leggerla qualche volta, assicurarsi di aver capito bene i tempi e le fasi e soprattutto guardare i video che ho linkato più sotto. Quelli vi chiariranno tutto, anche i passaggi che a parole possono sembrare contorti. Inoltre vi lascio (con il suo consenso) l’infografica di Dani Pensacuoca che a me è sembrata molto chiara e utile.

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Le sfide dell’MTC presuppongono che si parta da una ricetta base da personalizzare entro certi limiti. In questo caso, io sono rimasta ferma alla ricetta base. Mi sembrava ragionevole, essendo la prima volta che provavo una ricetta così elaborata e “importante”, attenermi ai fondamentali. Sono solita procedere per gradi e credo che per fare bene i tuffi carpiati sia necessario imparare prima a tuffarsi di testa. In secondo luogo, non lo nego, anche per paura di fallire nel caso avessi introdotto anche la minima variante rispetto alla ricetta di Luisa Jane, tanto mi sembrava una sorta di formula magica. E, infine, perché per me il croissant è così: semplice, nature, basico; in modo che si possa sentire alla perfezione il binomio perfetto di sfoglia e burro.
Quindi, non so nemmeno se sono in gara, ma sono tanto felice lo stesso!

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CROISSANT SFOGLIATI

Dose: 8 croissant       Tempo di preparazione: 30′ + 10-12 h di riposo       Tempo di cottura: 20-25 minuti

Ingredienti

  • 400 g di farina W 300-330 o in alternativa W 350 (vedi note)
  • 40 g di burro bavarese a temperatura ambiente (vedi note)
  • 220 ml di latte freddo
  • 30 g di zucchero
  • 4 g di lievito di birra disidratato
  • 9 g di sale
  • 4 g di aceto di vino bianco

per la sfogliatura:

  • 200 g di burro bavarese freddo

per la finitura:

  • 1 uovo grande (o 2 piccoli), sbattuto e filtrato in un colino a maglia fine

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Procedimento

Mescolate il latte con il sale, lo zucchero e l’aceto. Setacciate la farina con il lievito, poi unitevi la miscela di latte e il burro ammorbidito, lavorando finché il composto è omogeneo ma non troppo a lungo, per evitare di far sviluppare la maglia glutinica. Formate un quadrato, avvolgetelo nella pellicola e riponetelo in frigo per almeno 6 ore (ma può starci anche tutta la notte).

Nel frattempo mettete il panetto di burro per la sfogliatura tra due fogli di carta forno e iniziate a batterlo con il mattarello per abbassarlo; stendetelo con piccoli colpi, come si vede in questi due video (qui e qui). Sono in francese ma i gesti sono eloquentissimi. Se dovesse ammorbidirsi troppo, riponete in frigo per 15 minuti e poi continuate. Dovrete ottenere un rettangolo di circa 18×24.
Per fare un rettangolo preciso, quando il burro è già abbastanza schiacciato, potete ripiegare il foglio inferiore di carta forno sui quattro lati, alla misura che volete ottenere, come se faceste una bustina, e poi sovrapporre nuovamente il secondo foglio, in modo tale che quando schiaccerete il burro, le pieghe della carta lo contengano.
Riponete la lastra di burro in frigo fino al momento dell’uso.

Trascorse le sei ore, stendete l’impasto con il mattarello finché avrete un rettangolo alto il doppio del panetto di burro e di poco più largo (dovrebbe avere uno spessore di circa 6 mm). Poi mettete la lastra di burro sulla metà inferiore dell’impasto e ricoprite piegandovi sopra quella superiore, cercando di non far restare aria intrappolata dentro. Schiacciate bene i bordi con il mattarello per sigillare la pasta e poi stendetela fino ad ottenere una striscia lunga tre volte la base. Piegatela in tre parti, portando la parte superiore verso di voi e ripiegandovi sopra quella inferiore. Avvolgete nella pellicola e riponete in frigo per 30 minuti.

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Ripetete l’operazione altre due volte. Ogni volta che iniziate a stendere l’impasto controllate che la chiusura sia alla vostra destra (in pratica ogni volta dovete ruotare l’impasto di 90°, per non stendere sempre nella stessa direzione). Il riposo minimo è 30 minuti ma potete lasciarlo in frigo anche 4 o 5 ore se avete bisogno. Se è molto caldo tenetelo 15 minuti in frigo e 15 in freezer.
Dopo l’ultimo riposo in frigo, dividete l’impasto in due e stendete ogni porzione in un rettangolo di 26×34 cm sulla spianatoia leggermente infarinata. Sbattete l’impasto sul piano di lavoro due volte per favorire la sfogliatura, rifilate con un coltello i bordi non precisi e poi tagliate dei triangoli di 11 cm di base (ne dovrebbero venire 4 per porzione) con un coltello affilato e metteteli in frigo per 20 minuti.

Formate i croissant come mostrato nel video (al minuto 5, circa; ma guardatelo tutto!). Stirate leggermente i triangoli con le mani per allungarli, fate un taglietto al centro della base (che avrete verso di voi), allargatene i lembi e iniziate ad arrotolare fino alla punta, senza premere troppo. Posizionate i croissant su una placca rivestita di carta forno, avendo cura di mettere la punta sotto, per evitare che si alzi in cottura. Spennellate con l’uovo sbattuto e filtrato, coprite con la pellicola e fate lievitare a temperatura ambiente per 2 o 3 ore. Se volete cuocerli il giorno dopo, fate lievitare un’ora, mettete in frigo e la mattina dopo tirateli fuori due ore prima di infornarli, così che possano proseguire la lievitazione.

Prima di infornarli spennellateli di nuovo con l’uovo, poi cuocete per 8 minuti circa a 220°C e per altri 12-15 minuti a 190-200°C. Fate raffreddare su una gratella.

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Note:

  • è importante usare un burro con una percentuale di materia grassa e ottenuto da panna centrifugata, e non per affioramento o da siero. Sono tutte informazioni che di solito non vengono riportate nella confezione, ma in genere i migliori sono i burri d’Oltralpe. Alla Coop ne ho trovati di diversi tipi ma ho scelto il burro Pascoli Bavaresi, che era proprio quello indicato come più adatto dalla redazione dell’MTC. (Per saperne di più sul tema del burro e delle enormi differenze di qualità e sapore, vi consiglio un fantastico articolo di Bressanini che, ancora una volta, è stato illuminante).
  • non ho trovato la farina consigliata e allora ho fatto una cosa del tutto empirica, miscelando 50% di Manitoba e 50% di farina per pizza e focaccia del Molino Grassi con il 12,4% di proteine (quindi circa 230 W, se non sbaglio). Anzi, se qualcuno mi spiega di preciso cosa ho fatto gliene sarò grata. Il risultato è stato buono ma vorrei comunque provare un’altra volta con la farina consigliata.
  • i tempi di riposo in frigo sono quelli minimi e posso essere allungati a 6-8 ore per ogni passaggio. Se le temperature sono molto alte è possibile che mezz’ora non basti: assicuratevi sempre che il burro sia ben solidificato prima di fare nuove pieghe.
  • se volete cuocere i croissant la mattina seguente, dopo la formatura lasciateli un’ora a lievitare a temperatura ambiente e poi  metteteli in frigo. La mattina successiva tirateli fuori e fate lievitare a temperatura ambiente per un paio d’ore prima di infornarli.

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Con questa ricetta partecipo all’MTChallenge n.50!

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Pane di semola rimacinata con olive taggiasche per Molino Grassi

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La mitologia del pane fatto in casa come si faceva una volta, con lunghe lievitazioni e farine prese direttamente da mulini di fiducia, non ha fine. Da ogni parte risuonano fiumi e fiumi di parole su quanto sia bello, buono, profumato e salutare rispetto a quello che si compra. Un’estasi collettiva. Ma devo ammettere che… è tutto vero!!

Fino ad oggi non mi ero mai avvicinata alla panificazione, un po’ per timore e un po’ perché il mio consumo è molto limitato e pensavo non valesse la pena mettermi ad impastare per me sola. Ci volevano l’Associazione Italiana Food Blogger e il Molino Grassi per farmi superare l’impasse e dischiudermi le porte di un mondo tutto speciale.
Il Molino Grassi (visitate il loro sito: una fantastica grafica e una varietà di farine da lasciare a bocca aperta) ha promosso un calendario per il 2016, in collaborazione con AIFB: 12 farine, 12 blogger, 12 ricette. E io ho la fortuna di essere tra le prescelte. Una fantastica opportunità e, per me, anche una sfida, visto che ho avuto in sorte la semola rimacinata di grano duro per pane.

Il mio è stato un percorso graduale, fatto di tentativi e fallimenti, ma sempre con l’assistenza della bravissima Valentina, che mi ha consigliato e sostenuto in ogni momento, senza mai farmi sentire incapace. A lei i miei ringraziamenti più sentiti; vi consiglio vivamente di visitare il suo blog, una miniera di lievitati meravigliosi e foto cariche di atmosfera.
Tuttora posso dire di non saperne praticamente niente di panificazione, ma sono molto soddisfatta del risultato che ho ottenuto, soprattutto perché non ho usato impastatrice e perché fino ad oggi non ho mai avuto un buon rapporto con i lievitati…secondo è me vero che loro sentono se tu non sei tranquilla!! Ma nel corso del tempo ho acquisito sicurezza e le mie lievitazioni ne hanno tratto giovamento.

Questo è un pane morbido e saporitissimo in virtù delle olive. Può essere usato per piccoli crostini da accompagnare con affettati o da spalmare con formaggio caprino ed erbette ma per me è ottimo anche mangiato da solo, non ha bisogno di nient’altro se non dell’aroma della farina e della sapidità delle olive. Mangiato ancora tiepido, sfornato da poco, è come un abbraccio caldo e affettuoso. (E lo so che di caldo al momento ne avete già abbastanza, ma vi assicuro che il pane si fa gustare lo stesso).
Mi dispiace non avere una foto dell’interno perché meritava veramente. Prometto che alla prossima infornata rimedierò alla mancanza. Ma ora che sono partita, sono tante le ricette da sperimentare anche in questo settore e grazie alla varietà di farine del Molino Grassi rischio di non fermarmi più!

Per la ricetta base del pane ho preso spunto dal blog Mamma Papera

Pane di semola alle olive

PANE DI SEMOLA RIMACINATA CON OLIVE TAGGIASCHE

Porzioni: 2 filoni da 450 gr circa       Tempo di preparazione: 40 minuti + 18/20 ore di lievitazione       Tempo di cottura: 30-35 minuti

Ingredienti

Per la biga

250 ml di semola rimacinata di grano duro
125 ml di acqua
4 gr di lievito di birra fresco

Per l’impasto

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250 gr di semola rimacinata di grano duro
175 ml di acqua
6 gr di lievito di birra fresco
1 cucchiaio raso di malto d’orzo in polvere (vedi note)
10 gr di sale
3 cucchiai di olive taggiasche sott’olio

Procedimento

Preparazione della biga

Setacciate la semola in una ciotola. Sciogliete il lievito in acqua appena tiepida, aggiungetelo a poco a poco alla semola e impastate rapidamente con una forchetta. Coprite con un canovaccio pulito e fate lievitare per 16/18 ore alla temperatura di circa 21°C (io l’ho messo nel forno spento).

Preparazione dell’impasto

Sciogliete il restante lievito in 100 ml di acqua tiepida e aggiungetelo alla biga mescolando con una forchetta. Unite in 3 riprese la semola setacciata, alternandola con il resto dell’acqua, aggiungete il malto e iniziate ad impastare con le mani, rovesciando l’impasto su una spianatoia. Dopo qualche minuto allargate l’impasto con le mani e aggiungete il sale in due riprese, così che si distribuisca bene. È importante unirlo solo adesso e non all’inizio per evitare che venga a diretto contatto con il lievito e ne inibisca l’azione.
Impastate per 20 minuti: trattenete l’impasto sulla spianatoia con la mano sinistra e spingetelo delicatamente in avanti con la destra, poi riportate sopra la parte che avete allungato, ruotate di 90° e ripetete l’operazione fino a che non si sia sviluppata la maglia glutinica e l’impasto sia omogeneo e non si attacchi al piano di lavoro.
Scolate le olive dall’olio di conserva, tagliatele a pezzetti e unitele in due o tre riprese; impastate qualche altro minuto fino ad incorporarle all’impasto.

Lievitazione

Mettete l’impasto in una ciotola unta con poco olio, ungetene la superficie e coprite con pellicola trasparente. Fate lievitare per 40 minuti (non di più) nel forno spento ma tiepido (la temperatura ottimale sarebbe tra i 25 e i 28°C). In inverno, per mantenere la temperatura potete mettere dentro al forno un paio di bottiglie piene di acqua calda.

Piegatura e formatura

Riprendete l’impasto, dividetelo in due parti dello stesso peso e “sgonfiatelo”, schiacciandolo delicatamente con le mani sulla spianatoia fino a formare un rettangolo. Dividetelo idealmente in tre parti, portate quella di destra verso il centro e poi sovrapponetegli quella di sinistra. Ruotate di 90° e ripetete l’operazione. Modellatelo delicatamente dandogli la forma di un filoncino, sigillate la chiusura e mettetela nella parte inferiore, poi disponetelo su una placca da forno ricoperta di carta forno.
Ripetete con la seconda parte di impasto.

Ecco un brevissimo video che vi chiarirà meglio questa operazione.

Puntatura

Cospargete la superficie dei due filoni con un po’ di semola setacciata, copriteli con un canovaccio e fate riposare 30 minuti in un luogo tiepido (io ho messo intorno le solite bottiglie d’acqua calda). Nel frattempo portate il forno a 200°C.
Trascorso questo tempo, praticate un taglio longitudinale piuttosto profondo (e, possibilmente, con una inclinazione di circa 45°) sulla superficie dei filoni con un coltello affilato o una lametta.
Cuocete in modalità ventilato per circa 35 minuti. Dopo i primi 18-20 minuti togliete la placca e appoggiate il pane direttamente sulla griglia in modo che si asciughi anche sotto.

Pane di semola alle olive

Note:

– il malto d’orzo da utilizzare non è quello liquido bensì quello in polvere, venduto in piccoli sacchetti e apposito per la panificazione. Io l’ho trovato da NaturaSì, ma si trova anche on line. La sua funzione è duplice: favorisce l’azione del lievito perché contiene un enzima (diastasi) che consente di trasformare l’amido della farina in zucchero e al tempo stesso favorisce la formazione di una crosta dorata sulla superficie del pane.

– la quantità di sale è indicativa. Se non mettete le olive potete anche aumentarla fino a 15 g; io ho preferito diminuirla un po’ perché le olive erano già piuttosto salate.

Pane di semola alle olive

Fishburger per l’MTC!

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Quando Arianna ha annunciato il tema della sfida di questo mese, c’è stata una standing ovation collettiva. Grida di giubilo, cori da stadio, entusiasmi sfrenati…a chi non piace l’hamburger?!?
Solo io, forse, sono rimasta sbigottita.
In primis perché è una sfida molto laboriosa, che prevedere diverse preparazioni e, considerati i miei tempi di azione, mi sono immaginata di dovermi chiudere un giorno intero in cucina. Poi perché, avendo molti componenti, mi ha fatto sentire come un topolino impazzito, io che se immagino di combinare più di tre sapori differenti mi sento perduta. E, infine, perché l’hamburger non è nelle mie corde.
Lo stesso aspetto che entusiasma gli altri, a me spaventa. Questa cosa enorme, altissima, che non sai come affrontare e ti guarda minacciosa dal piatto mi metto un po’ di ansia. E’ troppo. I miei morsi non sono quelli voraci e di gusto della Bertuzzi – ahimè. Diciamo che ricordo piuttosto lo sgranocchiare di uno scoiattolo…di poca soddisfazione, lo so. E di fronte all’hamburger ingaggio una lotta visiva, lo studio, ci prendo le misure e poi faccio quello che rischia di farmi radiare dall’albo dell’MTC: lo viviseziono.
Sì, lo confesso: niente morsi famelici che fanno strabordare il contenuto da tutte le parti e ti costringono a leccarti le dita e tutto il palmo della mano facendoti sentire un po’ uomo delle caverne. Io lo mangio con coltello e forchetta, componendo ogni boccone come più mi aggrada. Non fa simpatia, lo so, ma che ci volete fare? Ognuno ha le proprie perversioni.

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Detto questo, non sia mai che salti una sfida! E così mi sono ingegnata.

In questi giorni ho visto burger ricchi, strabordanti, riempiti all’inverosimile, e li ho trovati bellissimi.
Questa è l’essenza dell’hamburger: deve essere esagerato, extralarge, goloso. Io sono riuscita a rendere anemico anche un piatto ricco per definizione. E mi dispiace, lo giuro. Ma quello che cucino lo penso io, io lo mangio, è a mia misura…e quindi non sempre è buono anche per gli altri.
Avrei voluto fare anche io un burger in puro stile foodporn…ma non ce l’ho fatta. E di fronte a orde di mariti e compagni felici per il tema di questa sfida, io sono stata forse l’unica che è riuscita a scontentare anche la sua dolce metà, scegliendo un burger di pesce, e pure light. Escusez-moi.

Ma, come sempre, ci sono anche molte cose positive in questa sfida. Prima tra tutte: i buns! Oh, i buns!! Sono deliziosi!! Soffici, vagamente dolci, avvolgenti, conturbanti…una grande scoperta!

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Poi il fatto che sia stata l’occasione per mangiare un po’ di pesce, che nella mia cucina non abbonda. Soprattutto, provare un pesce per me nuovo. Volevo qualcosa di diverso dal solito tonno o pesce spada, pesci gustosi ma anche molto grandi che, si sa, non andrebbero consumati spesso. E allora mi sono fatta ispirare dal banco del pescivendolo e dalla stagionalità (se non sbaglio, mi pare di aver capito che questo è un buon periodo per la gallinella di mare) e ho fatto la mia scelta.

La gallinella (o cappone di mare) mi ha lasciato molto soddisfatta per il sapore delicato e per la morbidezza ma ho tribolato un po’ per togliere le lische, anche se sono partita da dei semplici filetti. Ho scoperto dopo, infatti, che è un pesce con molte spine e proprio per questo viene spesso usato in brodi e zuppe…ma ormai era fatta! In ogni caso potete sostituirlo con altro pesce dalla carni bianche che sia più facile da pulire, giusto per non complicarvi ulteriormente la vita.

E, infine, il ritorno dell’avocado al quale, dopo poco entusiastici inizi, ho deciso di offrire una seconda chance…e questa volta mi ha convinta molto di più.

In definitiva, un hamburger insolito, poco godurioso ma non completamente da buttare…io me lo sono mangiato di gusto!

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FISHBURGER DI GALLINELLA DI MARE CON SALSA ALLA RUCOLA E ZUCCHINE AL BALSAMICO

Porzioni: 4       Tempo di preparazione: 3 h (buns) + 1 h       Tempo di cottura: 20 minuti (buns) + 30 minuti

Ingredienti

Per i buns:

  • 125 g di farina 00
  • 125 g di farina manitoba
  • 130 ml di latte
  • 20 g di burro
  • 5 g di strutto (per me burro)
  • 5 g di lievito di birra fresco
  • 10 g di zucchero
  • 5 g di sale
  • 1 cucchiaino di miele

per rifinire i buns:

  • 1 uovo
  • 1 cucchiaio di latte
  • semi di sesamo

Per i burger di pesce:

  • 320 g di polpa di gallinella di mare al netto degli scarti
  • 1/2 avocado
  • 40 gr di pistacchi non tostati e non salati
  • 2 lime (il succo)
  • sale e pepe
  • circa 2 cucchiai di pangrattato fine

Per la salsa:

  • 200 gr di yogurt bianco magro
  • 60 gr di rucola
  • 40 gr di pinoli
  • circa 20 fili di erba cipollina

Per le zucchine:

  • 4 zucchine piccole
  • aceto balsamico

Per il contorno:

  • 400 gr di pomodori ciliegini
  • 4 cipollotti freschi
  • 4 rametti di timo
  • olio extravergine di oliva
  • sale

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Procedimento

Per i buns

Intiepidite il latte, scioglieteci il lievito con il miele e fate riposare 10 minuti.
Setacciate la farine, fate una fontana e versatevi il latte amalgamando con un cucchiaio di legno. Unite il burro e lo strutto ammorbiditi, poi il sale e lo zucchero e impastate per circa 10 minuti, finchè non sarà liscio ed elastico. Coprite con la pellicola e fate lievitare dentro al forno spento fino al raddoppio (per me un’ora e mezzo).

Trascorso questo tempo prendete l’impasto, posatelo sulla spianatoia e sgonfiatelo premendolo leggermente con le mani. Dovete dargli la forma di un rettangolo ma senza schiacciarlo troppo.
Adesso praticate le “pieghe“: dividetelo idealmente il rettangolo in tre lembi e portate quello di destra verso il centro, poi quello di sinistra a sovrapporsi a quello di destra. Ruotate di 90° e ripetete l’operazione. Se non mi fossi spiegata bene, vi suggerisco questo brevissimo video…è molto più facile a farsi che a dirsi! Fate riposare così l’impasto per mezz’ora, coperto da un panno e con la parte della piega verso il basso.

Per la foggiatura dei panini vi suggerisco quest’altro brevissimo video, che vi aiuterà a dargli la forma rotonda tipica dei buns. Dividete l’impasto in 4 parti (per avere dei panini di circa 80-90 g) e formatelo uno per uno, basteranno pochi secondi. Disponeteli su una placca ricoperta di carta forno e fate riposare mezz’ora coperti da un panno.

Per la finitura, sbattete l’uovo e il latte con una forchetta e spennellate la superficie dei buns subito prima di infornarli, poi cospargeteli di semi di sesamo (o quelli che avrete scelto). Cuocete a 180° nel forno statico per 18-20 minuti circa.

Per i burger di pesce

Togliete la pelle e le lische dai filetti di gallinella e tagliate la polpa a dadini molto piccoli, irroratela con il succo di lime e tenete in frigo un’oretta.
Tritate i pistacchi grossolanamente con il coltello.
Sbucciate l’avocado e ricavatene piccoli dadini.
Unite i pistacchi e l’avocado alla polpa di gallinella, aggiungete sale e poco pepe nero e tanto pangrattato quanto serve a formare i burger. Io mi sono aiutata con un coppapasta che ho disposto direttamente sulla padella antiaderente calda e poi riempito con il composto, ma potete fare anche a mano, pressando quanto basta per farlo stare insieme. Il mio era alto un paio di centimetri.
Cuocetelo per 5-6 minuti su un lato, poi rimuovete il coppapasta, giratelo delicatamente aiutandovi con una paletta di legno o di silicone e cuocete per altri 5 minuti dall’altro lato.

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Per la salsa

Frullate insieme lo yogurt, la rucola, i pinoli e l’erba cipollina. Assaggiate e aggiungete sale solo se serve. Tenete in frigo fino all’uso.

Per le zucchine

Affettate le zucchine con una mandolina piuttosto sottili e grigliatele per pochi minuti su una piastra o un pentolino antiaderente. Bagnatele con qualche goccia di aceto balsamico.

Per il contorno

Affettate finemente i cipollotti. Tagliate in 4 parti i pomodori ciliegini e mescolateli ai cipollotti, condendo con foglioline di timo e un filo d’olio evo.

Assemblaggio

Scaldate la piastra (o il padellino). Aprite il panino e tostate le due metà sulla piastra, dal lato interno, per meno di un minuto. Spalmate la salsa sulla base del panino, sovrapponete il burger, poi le zucchine e spalmate nuovamente con la salsa. Coprite con la calotta del panino e guarnite con bandierine o stecchini colorati.

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Con questa ricetta partecipo all’MTC n. 49

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