Paste di meliga: in punta di fioretto

Oltre un anno fa la mia amica Marina mi fece assaggiare le paste di meliga, biscotti piemontesi friabili e burrosi preparati con la farina di mais. E’ stato amore al primo morso e da allora ho sempre desiderato replicarli artigianalmente, pur sapendo che il risultato non avrebbe uguagliato l’originale. Poi la pigrizia di trovare la farina giusta, il disorientamento tra le mille ricette sul web e l’accavallarsi di numerosi dolcetti che richiedevano di essere sperimentati mi hanno fatto accantonare l’idea. Fino a qualche giorno fa, quando un insospettabile e dolcissimo collega mi ha passato una ricetta trovata in un giornale, pensando mi potesse interessare…e mi interessava sì! Il destino aveva riportato le paste di meliga sulla mia strada: ormai un tentativo era doveroso.
Sono andata alla ricerca della farina di mais, ingrediente caratterizzante e pertanto irrinunciabile di questi biscotti (questo, infatti il significato di meliga, o melia, in dialetto piemontese). Ovviamente non è la farina da polenta, bramata, bensì una macinata più fine, chiamata farina fioretto. Dopo aver fatto un buco nell’acqua in tutti i maggiori supermercati l’ho trovata da NaturaSì, per poi scoprire casualmente il giorno successivo che ce l’aveva anche la pizzicheria sotto casa, ingiustamente sottovalutata. Quando si dice il pregiudizio.

PASTE DI MELIGA paste_meliga2

  • 200 gr di farina 00
  • 200 gr di farina di mais fioretto
  • 200 gr di burro
  • 150 gr di zucchero
  • 2 uova
  • mezzo cucchiaino di lievito
  • scorza grattugiata di un limone

Lavorate il burro a temperatura ambiente con lo zucchero, fino ad ottenere una crema. Aggiungete le uova una alla volta facendole assorbire bene, poi unite le due farine setacciate, il lievito e la scorza di limone. La preparazione dell’impasto è davvero banale; il punto dolente, per me, è stata la foggiatura dei biscotti. La ricetta originale prevede che l’impasto sia inserito in una siringa o sac-à-poche con imboccatura a stella del diamentro di 1,5 cm, in modo da dare ai biscotti la tipica forma di ciambelline rigate, ma già leggendo le ricette su internet avevo capito che l’impasto sarebbe stato troppo duro per procedere in questo modo. Alcuni, per ammorbidirlo, aggiungono del latte, ma temevo che avrebbe fatto perdere alle paste quella friabilità che mi sembrava una delle caratteristiche essenziali, per cui l’ho escluso. Mi sono limitata a formare le ciambelline a mano, tentando poi di simulare i solchi con l’aiuto di uno stuzzicadenti. Una cosa da matti, lo so, giusta solo per chi ha molto tempo e parecchia tigna (che in Toscana significa caparbietà…), ma volevo che i miei biscotti assomigliassero anche esteticamente agli originali, e non mi potevo arrendere.
Una volta vinta la sfida della foggiatura arrabattandovi come meglio potete, cuocete a 170 per 15-20 minuti, senza farli colorire; in questo modo l’aroma di limone resterà più percettibile e contrasterà con più efficacia il sapore del burro.
La dose è per circa 50 biscotti del diametro di 5 cm.

Il risultato estetico, dati i mezzi di fortuna che ho dovuto usare, lascia un po’ a desiderare, ma tutto sommato si avvicina a quello che volevo ottenere; il sapore, invece, mi ha lasciato un po’ incerta, dal momento che era trascorso molto tempo dall’assaggio dell’originale. In cerca di un parere più esperto li ho fatti testare da Marina: la sentenza è stata positiva, il gusto è sufficientemente simile all’originale. Come al solito, però, io non sono molto convinta, per cui le ho chiesto di portarmi un nuovo assaggio delle vere paste di meliga non appena passa da quelli parti…direi che come scusa è credibile, no?! 🙂