Ravioli alle fave e robiola con fonduta di Gran Mugello

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Non sono un’esperta di pasta fresca. Diciamo pure che non ne so nulla. Ma avevo da tempo la voglia di cimentarmi, così mi sono presa una mattina libera e ho iniziato ad impastare.
Il risultato è buono, ma sono consapevole che per avere una pasta bella liscia e sottile come dovrebbe essere ci vogliono esercizio e costanza. E ce li metterò. Ma per il momento ce li siamo mangiati di gusto.

L’occasione è venuta dal contest della Fattoria Il Palagiaccio, azienda artigianale nel cuore del Mugello che produce formaggi freschi, semistagionati ed erborinati di grande qualità, tutti a partire dal latte di vacche allevate sui pascoli mugellani a ridosso del caseificio.
Curiosando nel loro sito ho scoperto che il Palagiaccio è una fattoria antichissima, con una ricca storia alle spalle. Nasce infatti come presidio fortificato nel Mugello, costruito dalla nobile famiglia fiorentina degli Ubaldini già alla fine del primo millennio. Dopo aver raggiunto l’apice del potere, il prestigio della famiglia iniziò a declinare e sul finire del XV secolo i loro possedimenti passarono nelle mani dei potenti Medici, compresa la fattoria del Palagiaccio.
Il destino ha però voluto che questa struttura non sia stata trasformata in villa medicea, come è accaduto per molte altre proprietà intorno a Firenze, ma abbia mantenuto l’originario impianto di fattoria fortificata. All’interno sono addirittura conservate importanti testimonianze artistiche, tra le quali un affresco di Andrea del Sarto e uno di scuola giottesca.
Un luogo davvero ricco di storia, immerso in una zona di grande valore naturalistico e paesaggistico, come ben sanno tutti coloro che si sono trovati a percorrere le affascinanti strade del Mugello. E ogni volta mi stupisco del meraviglioso senso di leggerezza e libertà che si prova a viaggiare su queste strade sinuose, che si snodano tra le nostre montagne, nell’aria fresca e leggera, e che ci avvicinano un po’ di più al cielo.

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Ma torniamo ai nostri ravioli (e prima o poi farò anche i famosi tortelli mugellani, è una promessa). Ingrediente d’onore per questa prima puntata del contest (perché ve ne sarà una seconda…) è il Gran Mugello, formaggio semistagionato a pasta compatta di color avorio. Delicato ad un primo morso, sprigiona piano piano i sapori acquisiti durante la stagionatura e lo sentirete intenso al palato ma non troppo marcato.

Io l’ho declinato così, in questi ravioli che fanno già primavera, ripieni di fave fresche e di una deliziosa robiola allo yogurt. Sebbene non rientri nel contest, viene anch’essa dalla fattoria de Il Palagiaccio, perché quando sono andata a ritirare i formaggi l’ho vista così invitante sul banco che non ho saputo resisterle. E ho fatto bene, perchè si è rivelato un ottimo prodotto.

La fonduta di Gran Mugello dà carattere, senza coprire il sapore delle fave che abbondano nel ripieno. A completare e dare una marcia in più al tutto, un pizzico di scorza di arancia e di finocchietto selvatico. E siamo pronti ad accogliere la primavera, pronti per impastare di nuovo.

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RAVIOLI ALLE FAVE E ROBIOLA CON FONDUTA DI GRAN MUGELLO

Dose: 3 persone       Tempo di preparazione: 2 ore e 30′       Tempo di cottura: 30′ + 10′

Per la pasta:

  • 200 gr di farina 0
  • 100 gr di farina di grano duro
  • 3 uova

Per il ripieno:

  • 400 gr di fave sbucciate
  • 150 gr di robiola allo yogurt
  • 1 porro
  • 1 cucchiaio di Gran Mugello grattugiato
  • olio extravergine d’oliva
  • sale e pepe

Per la fonduta:

  • 100 gr di Gran Mugello grattugiato
  • 150-170 ml di latte
  • 20 gr di burro

Per guarnire:

  • scaglie di Gran Mugello
  • scorza d’arancia
  • finocchietto selvatico

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Per la pasta

Setacciate e mescolate bene le due farine, disponetele a fontana e rompetevi al centro le uova. Iniziate a lavorare con una forchetta sbattendo le uova e incorporando a poco a poco la farina, fino a quando l’impasto sarà lavorabile con le mani. Impastate una decina di minuti: premendo la pasta con la parte inferiore del palmo spingetela leggermente in avanti, ruotate di 45 grandi e spingete nuovamente, in un movimento regolare e non troppo energico. Quando l’impasto è omogeneo coprite con un canovaccio e fate riposare 30 minuti.

Per il ripieno

Affettate finemente il porro e riscaldatelo 10 minuti in una padella con 3 cucchiai di olio. Aggiungete le fave, rosolate 5 minuti, poi unite circa 125 ml di acqua, salate, pepate e fate cuocere fino a che l’acqua non è assorbita e le fave sono tenere. Passatele con il frullatore a immersione. Io ho dato solo qualche impulso per lasciarle un po’ grossolane, come piacciono a me. Ovviamente basta frullarle per più tempo per avere un composto bello liscio e omogeneo. Mescolate le fave con la robiola e tenete da parte.

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Stendete una piccola porzione di pasta con il mattarello, tenendo l’altra sempre ben coperta con un canovaccio affinché non si secchi troppo. La sfoglia dovrà essere molto sottile perché in cottura aumenterà di volume. Distribuite piccole quantità di ripieno sopra alla sfoglia, ben distanziate tra loro, poi coprite con un altro strato di sfoglia, premete bene attorno al ripieno per far uscire l’aria e tagliate con uno stampo da ravioli. Ripetete l’operazione fino ad esaurimento della sfoglia e dell’impasto. I ritagli di sfoglia possono essere riusati impastandoli brevemente  e stendendoli di nuovo con il mattarello, ma più passa il tempo e più tenderanno ad asciugarsi e quindi ad essere meno lavorabili.

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Via via che fate i ravioli disponeteli su un vassoio coperto con un canovaccio spolverato di semola, per non farli attaccare. Fate asciugare un’oretta, poi cuoceteli in una capiente pentola con abbondante acqua salata. Calateli delicatamente quando l’acqua è a bollore e fate cuocere per 5-6 minuti circa (dipende dallo spessore della pasta). Nel frattempo scaldate il latte a fuoco basso e scioglietevi dento il Gran Mugello grattugiato, mescolando continuamente con una forchetta, alla fine unite il burro e fate riposare. Lasciate la fonduta abbastanza liquida perché restando nel pentolino tenderà a ritirarsi.

Scolate delicatamente i ravioli con una schiumarola, conditeli con un filo d’olio evo e poi con la fonduta. Servite nei piatti e completate con qualche scaglia di Gran Mugello, un pizzico di scorza d’arancia grattugiata (o a filetti) e una spolverata di finocchietto.

Note:

– lo spessore della sfoglia è molto soggettivo. A parte il fatto che non sono un’esperta e senza macchinetta non sono riuscita a farla iper sottile, trovo che con un condimento così saporito ci stia bene anche una sfoglia più grezza. Ovviamente dovrete dosare bene la proporzione tra spessore della sfoglia e quantità del ripieno: se la sfoglia è molto grezza anche il ripieno dovrà essere generoso per non creare uno sbilanciamento.

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Bignè salati: tonno e robiola o zucchine e philadelphia

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Post celebrativo per un importante anniversario: tre anni di lavoro.
Lavoro sicuro, pulito, benedetto. Arrivato proprio quando pensavo che non avrei trovato un tubo ed ero quotidianamente preda dell’angoscia per il futuro. Lavoro che di questi tempi sembra un lusso, mentre dovrebbe essere un diritto.
Ma non è soltanto questo.

Sono tre anni di amicizia. Amicizia giunta inattesa, come un dono, con persone belle e forti dalle quali ho imparato tanto e con le quali il confronto è sempre fecondo e prezioso.
Tre anni di snervo e di scene di ordinaria follia (ma proprio nel senso letterale!), di teneri coniglietti sorprendentemente iperdotati, di paranoie e “ma tu cosa faresti”, di informazioni scambiate e timori condivisi e risate scatenate.

Vi confesso che sono un po’ una fava (come si dice qui a Firenze, con espressione non elegante ma indubbiamente efficace), e dei miei sentimenti ed emozioni probabilmente non emerge granchè.
Ma per questo scrivo. Così almeno – forse – qualcosa arriva.

Perciò il post è dedicato a queste ragazze: persone leali, vivaci, argute, che ogni giorno mi regalano sorrisi e allegria. Le penso una ad una, mentre ridono, ognuna con la propria risata caratteristica: chi sonora e sfrontata, chi acuta e birbantella, chi gutturale e quasi vergognosa, ma tutte pulite e sincere.
Grazie MANFane del mio cuore…e felice anniversario a tutte noi!!

 

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BIGNE’ SALATI (qui l’impasto di base)

Per i bignè al tonno:

  • 240 gr di tonno all’olio d’oliva
  • 200 gr di robiola
  • 4 filetti di acciughe
  • un cucchiaino di capperi

Scolate quasi tutto l’olio del tonno e passate al minipimer con tutti gli altri ingredienti. Quando il composto è omogeneo riempite i bignè con una siringa o sac-à-poche con beccuccio allungato. In alternativa potete taglaire a metà i bignè e riempirli.

Per i bignè alle zucchine:

  • 300 gr di zucchine
  • 240 gr di formaggio cremoso tipo Philadelphia
  • 3 foglie di basilico
  • 2 foglie di menta
  • sale e pepe
  • olio evo

Lavate le zucchine, tagliatele a rondelle e fatele cuocere con poca acqua finchè non sono morbide. Aggiustate di sale e di pepe, fatele intiepidire e poi passatele al minipimer con il resto degli ingredienti. Riempite i bignè come sopra.

Muffin salati robiola e timo

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Spesso mi sembra di essere ancora una bambina, a dispetto dell’età.
A volte capricciosa, un po’ impaziente, a tratti infantile. Con la stessa predilezione per il colore rosa di 25 anni fa e un debole inconfessabile per i cartoni animati Disney.
Poi succede qualcosa di tremendo, inaspettato e definitivo, e dal modo in cui reagisco mi rendo conto che non sono più una bambina. Niente affatto.
Ciò che qualche anno fa mi avrebbe colpito in maniera forse marginale, tangenziale, adesso mi attraversa totalmente, mi si prospetta davanti con tutta la sua forza e ineluttabilità. Ed è un pensiero che non riesco ad accantonare, mi accompagna per giorni e giorni, sotto traccia, e fa capolino quando meno me l’aspetto. Mi uccide il sorriso sulle labbra e appesantisce il cuore.
Eppure senza questo pensiero non avrebbe senso vivere, è inevitabile farci i conti. Ma sono conti ogni volta più difficili da fare, e il risultato è sempre lo stesso.
Forse arriverà il momento in cui diventerà più semplice incassare il colpo e metabolizzarlo. Ma forse no, credo che a suo modo resterà sempre scioccante e che saremo sempre impreparati e privi di mezzi per affrontarlo.

E in mezzo a tutto ciò, restare saldi e savi, tenere diritta la rotta per quel che si può e non rinunciare ai nostri innocui aspetti infantili. Almeno qualche volta.

 

MUFFIN DI CAROTE E ROBIOLA AL TIMO

Dose per 10-12 muffin.muffin2

  • 200 gr di farina 00
  • 200 gr di carote
  • 100 gr di robiola
  • 30 gr di parmigiano grattugiato
  • 1 bustina di lievito per torte salate
  • 200 ml di latte
  • 1 uovo
  • 1 cucchiaio di timo
  • scorza grattugiata di mezzo limone
  • olio evo
  • sale

Grattugiate le carote, mettetele in padella con un po’ d’olio, salatele e fatele cuocere per 5-10 minuti. In una ciotola, mescolate la farina e il lievito, il parmigiano, il timo e la scorza di limone.
Quando le carote saranno intiepidite, mescolatele con la robiola, poi aggiungete l’uovo e il latte a filo. Unite il tutto al composto di farina e amalgamate bene. Riempite per 3/4 gli stampini da muffin e cuocete a 180° per 30-35 minuti.
All’interno i muffin resteranno abbastanza compatti e un po’ umidini per la presenza della robiola, quindi non aspettatevi il muffin bricioloso cui siamo generalmente abituati. E soprattutto non tentate di raggiungere quel risultato facendolo cuocere di più…rischiereste soltanto di carbonizzarlo!

Questa ricetta è tratta dal blog Ricotta…che passione di Susy. Era così affine al mio gusto che non ho variato praticamente nulla!